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UNA POESIA PER LA PACE

no alle mine anti uomo

decicato alle infanti-nuvole


 

ARLECCHINO ARLECCHINO


Arlecchino Arlecchino
cosa fai nel mio giardino?
Di rombi confusi in terra decori
macchie informi d’oltre colori.
Con grida di festa saltellando compari
tra fuochi, artifici e schioppi di spari.


Verde è la tasca del giacchetto strappata,
nera è la gamba lì dilaniata,
rosa è la mano che a tre dita saluta
viola è la bocca che in polver si muta.
Oh animo mio che miri e disprezzi
son io quel bambino che or giace a pezzi?


Passando sul campo a coglier fiori
scoppia una mina e lo stomaco di fuori.
Presto ago e filo per ricucir ogni membro
voglio esser ancor quel che più non sembro.
Infilo nella cruna il destino spietato
spirando alle nuvole il mio ultimo fiato.


Arlecchino, Arlecchino
cosa fai nel mio giardino?
Dammi la mano, andiamo lontano,
di pelle cucita ci somigliamo!
Una maschera, un ghigno la crudeltà sigilla,
scrive a liber potere la ridente novella
del passo ingenuo e dell’amara sorte
di chi coglie un fiore o colto è dalla morte.

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