top of page

E COSÍ PIANSE MIO PADRE

E cosí pianse mio padre
tra l’odore della brace
ed una goccia di neve.
Il dito tenero d’unghia amputata,
l’arco calcareo di tendini tesi
colgono tremanti lacrime di piombo.
E poi ancora, ancora dolore
nei capillari delle guance,
nella polpa delle labbra,
nella fronte affollata di emozioni.
Gli occhi trafficano
moti di racconti,
toni taglienti pezzettano
fogli d’aria.


                                                       E la storia cade
                                                       E il mento cede.

 

I talloni zigani di passi falsi
suonano violati violini antichi.
Striduli.
Cicalano i calli sugli sdentati colli,
i tacchi il proibito toccano
intaccando il lato oscuro della Luna.

Rigoli di speranza
tessono tele di tempo
e lo spazio si riempie
di un’equazione distorta.
Si composta la saliva indetta,
linfa d’una vita che non sarà.
Ragiona l’irragionevole dubbio
di un sentiero di scoscesa salita.


                                                        Toppa Tappo
                                                        Tozzo Tazza
                                                        Topo Talpa…

Doveva accadere.

A palpebre elevate,

quanto riusciró a vedere?

Non si puó dire al canto
di tornare indietro
e divenir muto.
E cosí pianse mio Padre,
e cosí piansero i Padri.
Da ogni punto del cielo
si mirano le stelle.

bottom of page